Luogo : Philadelphia, PA
Io « penso » a Brahman come equivalente ad un campo unificato d’energia : penso, cioè, che tutte le cose dell’Universo siano sue espressioni, inclusa la coscienza. Noi, in quanto esseri senzienti, abbiamo il « dono » di testimoniarlo e come tali siamo l’espressione più avanzata della Natura che conosce se stessa. Quanto più metteremo da parte la nebbia separativa dell’ego, meno conflitti e più pace potremo vivere. Il mio pensiero è in linea con la filosofia tradizionale dell’Advaita e vedi qualche errore che riguarda ciò a cui sto puntando ?
Caro Paul,
Non sei affatto in linea con l’Advaita perchè vedi « noi », esseri senzianti, come testimoni dell’Universo e della coscienza. Ciò non è in linea con la tua esperienza che è proprio l’opposto: la coscienza è la realtà testimoniante, non l’apparenza testimoniata. Può darsi che tu ed io abbiamo definizioni differenti della coscienza, quindi chiariamole. Nel mio libro, la coscienza reale è quella, qualunque cosa essa sia, che è realmente consapevole di queste parole proprio ora. E’ la realtà che le percepisce veramente e, per la stessa ragione, è l’« Io » reale o Sè. Per esempio, non possiamo dire che gli occhi o il cervello percepiscano veramente queste parole poichè questi organi, costituiti da particelle/onde, sono semplici manifestazioni di una realtà sottostante più profonda che li interconnette attraverso le leggi della Fisica. Attraverso le stesse leggi, quella realtà connette questi con tutti gli altri pacchetti d’onda di questo universo. Questa realtà ultima non è limitata al o dal cranio o dalla pelle. Essa è, infatti, non-locale. Essa è la realtà del corpo (il corpo che apparentemente percepisce) e quindi è ciò che realmente e veramente percepisce, la coscienza, il nostro Sè reale (secondo la mia definizione). Ora, se tu fossi in disaccordo con la mia definizione di coscienza, tranquillizzati, poichè ciò non fa una reale differenza. Il nostro disaccordo, infatti, potrebbe essere semplicemente di natura semantica e a me non importa che tu possa usare un’altra parola per scegliere di riferirti a quella realtà che Io chiamo coscienza o Sè.
Quando dici che « noi, in quanto esseri senzienti, abbiamo il « dono » di testimoniarla e che, in quanto tali, siamo l’espressione più avanzata della Natura che conosce sè stessa », sembri fare un salto rischioso; la Natura è vasta e piena di sorprese e fare questa affermazione richiederebbe una conoscenza estensiva del suo respiro e della sua profondità, delle galassie più lontane e possibilmente di molti altri Universi ed ancora di molti altri regni non quadridimensionali. Sfortunatamente la conoscenza che ne abbiamo è limitata e antropocentrica. Vedere gli esseri senzienti, e l’uomo fra essi, come i « re dell’Universo » può essere un po’ prematuro. Chi può sapere qual’è l’espressione più avanzata di Dio per conoscere se stessa?
Infine, hai ragione quando dici che « più spingiamo da parte la nebbia separativa dell’ego, meno conflitti e più pace potremo vivere ». Io userei semplicemente l’espressione « ignoranza del nostro Sè reale » invece dell’imprecisa parola « ego ».
Con amore,
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