Luogo : Mexico City
Ciao Francis ho provato grande interesse per il tuo insegnamento, mi piacerebbe che tu fossi il mio insegnante, l’insegnante vivente, non un libro oppure internet, ma credo che queste forme di comunicazione siano le cose più vicine. Il mio nome è Carlo Mauricio, ho 32 anni, sono nato a San Diego CA, ho sempre vissuto a Tijuana ed ora vivo nella capitale, Mexico City. Spero che tu possa venire qua un giorno per una conferenza oppure io potrei venire ad un meeting in California quando sarò lì di nuovo. Queste sono le mie domande: che cos’è questo contenitore, se possiamo usare questa parola, dentro cui ogni cosa accade come, per esempio, la forma, l’interno e l’esterno; esso sembra simile a qualche tipo di spazio limitante in cui tutte le manifestazioni, o tutte le forme di cui sono consapevole, accadono. Questo recipiente è il limite delle nostre coscienze, il limite della mente ? Si potrebbe andare oltre, oppure esso è lì semplicemente per starci o per esserci ? Un’altra cosa che cattura la mia attenzione, e questa è la mia seconda domanda, è questa : tutte queste forme interne come i pensieri, le emozioni, le sensazioni, e tutte quelle esterne come le cose viventi, le persone, ecc. che cos’è che anima tutto ciò all’interno ed all’esterno, che cos’è l’energia sottostante che fa progredire e muovere la vita, che ci fa nascere, crescere, morire, ecc. ? Talvolta guardo tutto questo e mi spavento, altre volte semplicemente mi confondo, in altre ancora c’è soltanto gioia ed altre volte non vedo niente del tutto. Funziona in questo modo? Semplicemente osserviamo e continuiamo a giocare ? Grazie. Rispondimi per favore. I migliori auguri per il 2010. Sempre tuo amico, Carlo M.
Caro Carlo,
La tua prima domanda riguarda i limiti della nostra coscienza. Come sai che questo ricettacolo in cui ogni cosa appare è limitato ? Se siamo in grado di percepire i suoi confini, ciò può essere soltanto perchè i confini che percepiamo sono interni a questo ricettacolo; ma allora, come è possibile che possano limitarlo ? Ciò che appare dentro la coscienza non ci dice proprio niente circa la coscienza stessa, proprio come la storia di un film che appare sullo schermo televisivo non contiene informazioni riguardanti la marca, l’età o la dimensione dell’apparecchio televisivo. Perciò quello che limita questo ricettacolo è soltanto la tua credenza che esso sia limitato, una credenza che appare al suo interno. Non dobbiamo neanche andare al di là di esso poichè questo « al di là » è una semplice raffigurazione della nostra immaginazione. Il nostro problema non è tanto il fatto che non possiamo andare oltre il ricettacolo, ma piuttosto il fatto che noi crediamo e sentiamo che esso è limitato, personale, soggetto alla nascita ed alla morte. Questo ricettacolo è precisamente ciò che noi chiamiamo « Io » quando diciamo « Io percepisco », « Io penso », « Io decido », « Io sento », « Mi muovo », « Io parlo », ecc. Esso è il nostro vero sè.
La tua seconda domanda si riferisce a ciò che crea e muove tutte le forme, sia all’interno che all’esterno.
La prima osservazione che possiamo fare è che il mondo soggettivo e quello oggettivo sono connessi: noi pensiamo agli oggetti esterni che percepiamo e, al contrario, le nostre decisioni (pensieri interni), attraverso le nostre azioni influenzano il mondo fisico intorno a noi. Questa interconnessione fra il regno interiore e quello esteriore implica che essi appartengano ad una relatà più grande che li contiene entrambi e, possibilmente, contiene altri regni. Questa realtà comune, poichè è comune, deve essere, inoltre, la realtà del regno interiore, perciò essa deve essere il nostro Sè reale, la coscienza che realmente percepisce, pensa, decide ecc. Questa affermazione, sebbene concepita attraverso l’uso del ragionamento, può sembrare, a prima vista, pretestuosa, ma soltanto se dimentichiamo la conclusione cui siamo giunti quando abbiamo esaminato la tua prima domanda : non c’è alcuna valida ragione per credere che la coscienza sia personale e limitata.
Le risposte alle tue domande si accordano splendidamente: la prima risposta rende possibile il fatto che la coscienza sia universale invece che personale e la seconda lo rende necessario. Poichè essa è universale, noi tutti la condividiamo ed il nome di questa condivisione è Amore.
Con amore,
Francis
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